22 luglio 2025 - Comunicato Stampa

Ascoltate i cittadini, un museo non è la risposta.

6/22/20253 min read

Ascoltate i cittadini, un museo non è la risposta”

Verona, 22 luglio 2025.

Oltre quattromila persone hanno già firmato la petizione “Verona ha fame di cultura, non di centri commerciali”, chiedendo che l’area degli ex Magazzini Generali venga ripensata per il bene comune. Un’intera comunità, fatta di cittadini, lavoratori, artisti, giovani, famiglie, operatori culturali, sta chiedendo con forza che quello spazio, oggi segnato da un’esperienza commerciale fallita, diventi finalmente un luogo vivo, aperto, accessibile, costruito insieme.

La chiusura di Eataly, prevista per il 3 agosto, è l’occasione per ripensare radicalmente il futuro dell’area. Non si tratta solo di cambiare un inquilino. Si tratta di capire che una visione economica e culturale centrata esclusivamente sul profitto non ha funzionato. Gli scaffali vuoti, i 33 dipendenti da ricollocare, i mesi di svendite, parlano chiaro. Non ha senso continuare su una strada che ha mostrato tutti i suoi limiti. Questa esperienza dovrebbe piuttosto aprire una riflessione profonda su cosa non ha funzionato e su come ripensare il futuro dell’area con uno sguardo più lungimirante e condiviso.

La risposta arrivata da Fondazione Cariverona e dal Comune, che propone di dirottare l’attenzione su Palazzo Forti, viene accolta con rispetto ma anche con chiarezza: non basta e soprattutto non risponde all’esigenza espressa a gran voce dai cittadini. Palazzo Forti ha una sua dignità e potenzialità, ma non può sostituire l’idea di uno spazio come ipotizzato dai promotori di d1strett0 (www.distretto.org), che è molto più di un museo o di una galleria. Il progetto, nato dal basso, aperto e in evoluzione, immagina un luogo vissuto, per dare casa a concerti, teatro, danza, laboratori, sport, arte urbana, coworking, eventi pubblici. Uno spazio vivo, abitato, costruito assieme.

Lo sappiamo: oggi la destinazione è commerciale, ma non è sempre stato così, e può cambiare di nuovo. Crediamo che con la collaborazione dell'amministrazione si possa cambiare e aprire a un percorso partecipato. Per una volta, suggeriscono i promotori, si potrebbe partire dai cittadini, dalle loro idee, innovare e pensare in grande. Verona, forse, se lo merita.

Più di quattromila persone che hanno sottoscritto la petizione richiamano anche il ruolo delle fondazioni e le normative che regolano gli ambiti e attività che indicano con chiarezza che lo scopo deve essere il bene comune, in particolare la promozione della cultura e dell’inclusione sociale. È scritto chiaramente anche nello statuto della Fondazione stessa. Ora più che mai, quel mandato dovrebbe diventare azione concreta, ascolto, apertura.

E non diamo per scontato, a priori, che la proposta sia antieconomica: tutt’altro. In tutta Europa esistono numerose realtà simili che dimostrano come progetti di questo tipo, se pensati con cura e gestiti in modo innovativo, possano essere non solo sostenibili, ma anche economicamente virtuosi. Spazi culturali, distretti creativi, hub civici: molti di questi si reggono su modelli ibridi, capaci di integrare attività economiche etiche, servizi alla comunità e collaborazioni tra pubblico, privato e terzo settore. Con condizioni sostenibili e accessibili per realtà sociali, giovanili, culturali, il progetto “d1strett0” (www.distretto.org) potrebbe diventare un laboratorio sostenibile, anche dal punto di vista finanziario.

E non solo: l’indotto generato da un luogo vivo, frequentato e produttivo, in termini di lavoro, microimprese, attrattività urbana, servizi, ricadrebbe in modo positivo su tutto il quartiere e sulla città.

Inoltre, alla luce del contratto d’affitto attivo fino al 2031 per uno spazio che rischia di restare vuoto, la nostra proposta assume oggi un valore ancora più concreto e necessario, come possibile argine al degrado e all’abbandono.

Per questo, il movimento civico propone ufficialmente al Comune e alla Fondazione di convocare insieme una grande assemblea pubblica cittadina, aperta e trasparente, in cui discutere il futuro dell’area degli ex Magazzini Generali, ascoltare le proposte della comunità e iniziare un vero percorso condiviso.

Il progetto d1strett0 non è una proposta chiusa, ma un cantiere sociale e culturale. Tutti possono contribuire. Le firme continueranno a crescere. E con esse, la voce di una città che chiede non solo spazi, ma visione.

Verona ha fame di cultura. È ora di sedersi a un tavolo e iniziare a costruire.